Tempesta perfetta per lo stigma: esperienze di maschi omosessuali con l'mpox
I risultati di questa ricerca sono stati presentati alla 12° Conferenza dell'International AIDS Society Conference sull'HIV (IAS 2023) in corso questa settimana a Brisbane, in Australia.
L'epidemia globale di mpox del 2022 ha colpito principalmente maschi omo- e bisessuali. I media l'hanno paragonata agli albori dell'epidemia di HIV: anche in quei tempi, infatti, il comportamento sessuale degli uomini gay veniva associato a una malattia stigmatizzata.
In Australia si sono registrati 145 casi, soprattutto tra persone di ritorno da viaggi in Europa. Il dott. Anthony Smith del Centre for Social Research in Health dell'Università del Nuovo Galles del Sud e colleghi hanno intervistato 13 uomini che avevano avuto l'mpox.
I partecipanti hanno reso descrizioni della gravità dei sintomi molto diverse tra loro, alcuni dicendosi sollevati del fatto di aver accusato solo sintomi lievi e altri descrivendo invece dolori acutissimi.
"Direi il dolore peggiore che abbia mai provato in vita mia. Davvero insostenibile. Ero in lacrime. Sanguinavo. Sarò schietto, sembrava che il retto mi stesse marcendo o stesse cadendo a pezzi dalle ulcere".
Tre dei partecipanti hanno necessitato di ricovero ospedaliero, mentre un altro ha deciso di non farsi ricoverare per paura dello stigma. Non mancano partecipanti che hanno riferito esperienze positive sull'assistenza sanitaria ricevuta, ma la maggior parte ha parlato di una gestione inadeguata del dolore, di atteggiamento percepito come giudicante circa il proprio comportamento sessuale e di esperienze piuttosto traumatiche.
Sette uomini hanno riportato problemi a lungo termine, tra cui due che hanno avuto bisogno di un intervento chirurgico correttivo nella regione anale. Tra gli altri problemi riferiti si annoverano stanchezza cronica, proctite (infiammazione a carico del rivestimento interno del retto e dell'ano), preoccupazioni per eventuali cicatrici e disagio psicologico dovuto al forte dolore o a cure cliniche stigmatizzanti.
"Sono stato quasi un anno intero privo di una normale funzione gastrointestinale. Solo negli ultimi 10 giorni ho smesso di provare dolore e paura e sono tornato ad avere il controllo dell'intestino. È stato un percorso molto lungo".
Sebbene i casi di vaiolo siano ormai diminuiti, da questa ricerca si evince che le persone colpite potrebbero necessitare di sostegno continuativo e un'assistenza specifica per gestire gli effetti del trauma.
Un intervento basato sui legami sociali aumenta del 50% l'adesione all'auto-test per l'HIV in una popolazione di pescatori africani
In Africa, gli uomini hanno maggiori probabilità di non essere consapevoli di un'eventuale infezione da HIV rispetto alle donne. Questa tendenza è particolarmente evidente tra gli uomini ad elevata mobilità come i pescatori, che generalmente hanno bassi tassi di adesione al test HIV e ingresso nei percorsi di cura.
La dott.ssa Carol Camlin dell'Università della California - San Francisco e colleghi hanno condotto uno studio nella contea kenyana di Siaya, un'area con 38.000 pescatori e una prevalenza HIV compresa tra il 9,5 e il 19%.
Lo studio si è svolto su gruppi di pescatori che lavorano in tre spiagge del lago Vittoria tra i quali intercorrono stretti legami sociali, che sono stati definiti "cluster". In ogni cluster è stato identificato un uomo con un'elevata quantità di legami, che ha assunto il ruolo di "promotore". I 156 cluster sono stati assegnati in modo randomizzato al braccio di controllo o a quello di intervento.
Nel braccio di intervento, i promotori hanno partecipato a un training specifico e hanno ricevuto dei kit per l'autotest HIV da distribuire nel proprio cluster. Sono inoltre stati dati loro dei buoni di trasporto del valore di 4 dollari per incoraggiare i membri del cluster ad andare a sottoporsi al trattamento dell'HIV o alla PrEP (farmaci assunti regolarmente per prevenire l'infezione). Nei cluster di controllo, ai promotori sono state fornite informazioni sull'HIV e distribuiti buoni per ritirare gratuitamente l'autotest presso delle strutture sanitarie nelle vicinanze, da offrire ai membri del proprio cluster.
Dopo tre mesi, 666 uomini hanno partecipato a un'indagine di follow-up. Dai risultati è emerso che l'adesione all'autotest per l'HIV dichiarata dai partecipanti era molto più alta nei cluster di intervento (60%) rispetto ai cluster di non intervento (10%). Analogamente, anche l'adesione ad altri tipi di test HIV non fai-da-te è risultata più elevata nei cluster di intervento (47% contro 27%). La percentuale di persone che accedevano alla terapia antiretrovirale o valutavano di aderire alla PrEP dopo il test, infine, è stata considerevolmente più alta nei cluster di intervento (70% contro 17%).
Passare a regimi senza inibitori dell'integrasi non inverte l'aumento di peso, dicono gli studi
Dopo l'inizio della terapia antiretrovirale (ART) è frequente osservare nei pazienti un aumento di peso, e una maggiore massa corporea è associata a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e disturbi metabolici. Studi condotti in passato hanno evidenziato che chi assume inibitori dell'integrasi tende a mettere su più peso, ma non è chiaro se è perché questi farmaci vengono confrontati con efavirenz e tenofovir disoproxil, due farmaci che sembrano invece frenare l'aumento di peso.
Lo studio DEFINE ha testato l'impatto dello switch terapeutico a un regime con un inibitore della proteasi potenziato in persone con HIV in cui si era osservato un aumento di peso di almeno il 10% con un regime basato su un inibitore dell'integrasi.
Il 30% dei partecipanti era di sesso femminile e il 61% di etnia nera, età mediana 45 anni. La maggior parte dei partecipanti (81%) assumevano bictegravir / tenofovir alafenamide / emtricitabina (Biktarvy). Il peso mediano era di 100 kg, e con il regime seguito fino a quel momento i partecipanti avevano avuto un aumento mediano del 14% del loro peso corporeo.
I partecipanti sono stati randomizzati per passare a una combinazione a dose fissa di darunavir / cobicistat / tenofovir alafenamide / emtricitabina (Symtuza) da assumere una volta al giorno (53 partecipanti) o continuare ad assumere il regime precedente (50 partecipanti).
Alla 24° settimana non si sono registrate differenze significative tra i due bracci dello studio. Anzi, si è osservato un aumento dello 0,63% nel braccio con lo switch e una diminuzione dello 0,24% in quello dell'inibitore dell'integrasi.
Altri due studi randomizzati hanno testato lo switch a una combinazione di doravirina e islatravir.
In PO17, i partecipanti assumevano una gamma di regimi diversi. L'aumento ponderale è stato superiore, ma modesto, nel braccio di doravirina/islatravir quando il regime veniva confrontato con uno contenente efavirenz e/o tenofovir disoproxil. Con gli altri regimi di confronto non c'è stata invece alcuna differenza in termini di aumento di peso tra chi ha effettuato lo switch e chi no.
In PO18, i partecipanti sono passati dal Biktarvy a doravirina/islatravir senza che si registrassero differenze nell'aumento di peso tra i due regimi.
La recente approvazione negli Stati Uniti e nell'Unione Europea di un farmaco agonista del recettore GLP-1 per la terapia dell'obesità, la semaglutide (Wegovy), ha creato interesse per l'uso di questo tipo di farmaci anche da parte di persone che sono aumentate di peso con la ART. Il prof. Francois Venter dell'Università del Witwatersrand ha detto però che occorrerà fare attivismo affinché vengano condotti studi per testare i farmaci per la perdita di peso nelle persone con HIV.
Uganda, supporto a domicilio dopo la diagnosi di HIV per aiutare a iniziare e continuare la ART
Ekkubo è uno studio disegnato per aiutare le persone risultate positive a un test per l'HIV eseguito durante una visita a domicilio a intraprendere un percorso di trattamento e cura.
Si è svolto tra il novembre 2015 e il marzo 2020 in 56 villaggi ubicati in quattro distretti prevalentemente rurali, dove gli autori, con l'aiuto di operatori sanitari di prossimità, sono andati ad offrire il test dell'HIV porta a porta.
In metà dei villaggi veniva offerto un servizio di counseling e sostegno al momento della diagnosi, dopo due settimane (quando i partecipanti ricevevano i risultati del test dei CD4) e di nuovo dopo sei settimane, oltre a una sessione di orientamento in occasione della prima visita presso una struttura medica. Chi comunque non si presentava alle cure veniva contattato telefonicamente a distanza di sei e dodici settimane dalla diagnosi. Nel gruppo di controllo, invece, al momento della diagnosi era previsto solo un invio in forma scritta alla struttura medica più vicina e, due settimane dopo, una visita a domicilio per i risultati del test dei CD4.
Hanno iniziato la terapia antiretrovirale l'86% delle persone nel braccio di intervento e il 72% di quelle del braccio di controllo. Alla fine del primo anno il 55% dei componenti del braccio di intervento aveva carica virale inferiore a 20, contro il 44% del braccio di controllo.
Il lenacapavir orale è una valida alternativa temporanea se non è possibile fare le iniezioni
Il lenacapavir ha una lunga emivita nell'organismo, il che ne consente la somministrazione solo una volta ogni sei mesi tramite iniezione sottocutanea. È disponibile anche in una formulazione orale di norma assunta preliminarmente all'inizio della terapia iniettabile, che però può essere usata anche come alternativa temporanea se per qualche motivo si devono sospendere le iniezioni.
Nel dicembre 2021, la Food and Drug Administration (l'ente statunitense per il controllo dei prodotti alimentari e farmaceutici) ha momentaneamente sospeso gli studi sul lenacapavir a causa di problemi di sicurezza legati alle fiale di vetro utilizzate per la formulazione iniettabile. La sospensione è stata revocata nel maggio 2022.
Alcuni dei partecipanti agli studi clinici CAPELLA e CALIBRATE sul lenacapavir che avrebbero dovuto ricevere le iniezioni in quei cinque mesi hanno invece assunto il lenacapavir in formulazione orale (compresse) una volta alla settimana. Si tratta più precisamente di 57 dei 72 partecipanti di CAPELLA e di 82 dei 105 partecipanti di CALIBRATE.
Tutti i partecipanti di CALIBRATE hanno mantenuto la soppressione virale, così come la maggior parte dei partecipanti di CAPELLA che avevano carica virale non rilevabile quando sono passati alle compresse. Delle 11 persone con carica virale rilevabile al momento del passaggio, tre hanno ottenuto la soppressione virale con le compresse, e nessuno ha avuto aumenti significativi della carica virale.
C'è stato un partecipante di CAPELLA che, dopo aver saltato due dosi di lenacapavir orale, ha avuto un rebound virale (superiore a 50), ma ha riacquistato la soppressione virale dopo aver ripreso le iniezioni.
L'analisi scientifica di Clinical Care Options
Per approfondire l’analisi scientifica dei dati presentati a IAS 2023, Clinical Care Options offre dei brevi webinar post-conferenza, tenuti da esperti, sulle principali strategie di prevenzione dell'HIV, sugli studi in materia di trattamento dell'HIV, sui regimi terapeutici nuovi e sperimentali. È possibile partecipare ai webinar on demand, scaricare le presentazioni PowerPoint e acquisire una prospettiva globale sull'HIV grazie agli approfondimenti di ClinicalThought.